C’è un filo invisibile che ci unisce tutti,
sottili trame che intrecciano le vite di chi si incontra, di chi non si è
ancora incontrato, di chi non si incrocerà neppure.
Ci sono fili che corrono paralleli e altri
che si incontrano, una volta o anche più volte nel corso del tempo.
Questa storia nasce così, da un intreccio
casuale e un po’ magico nella vita de la effe, dall’incontro di alcuni fili
che, percorsi a ritroso, la hanno condotta in un viaggio nel passato, dentro sé
e ad altri fili intrecciati.
Sono storie, queste, che non hanno né
principio né fine e, se li hanno, sono così lontani che non si possono vedere.
Segnare un inizio è una pura convenzione,
definire un’origine è soltanto la possibilità di avere un appiglio nella
dimensione spazio/tempo da cui potersi muovere in tutte le direzioni percorse
dai fili.
E così, per convenzione, questa storia ha
inizio il 17 maggio 2015, quando i fili di @gioistantingrammi, @lazappi,
@linventoredimostri e la effe si sono intrecciati intorno alla parola via, come partire, viaggiare,
nel progetto #leparolediGioMaggio. Di questo progetto, di questa storia, la
trama è raccontata nel post Fior di maggio… e sono altri fili che si diramano.
Un libro legato alla parola via, Le città invisibili di Italo Calvino,
questo è il dono, il filo intessuto nella storia da @linventoredimostri Valeria Zangrandi. La
effe lo ha segnato nel quadernino dei libri da leggere e archiviato.
E poi, in un caldo pomeriggio, mentre
saccheggiava la libreria de La Ma, con l’intenzione di prendere in prestito
qualche bel libro per l’estate, lo ha trovato, nel ripiano degli scrittori
italiani contemporanei, insieme a quasi tutto Calvino. Le città invisibili, prima edizione del 1972, e una dedica di suo
padre a sua madre… e lì si è intrecciato un nuovo, inaspettato filo, fatto di
sottolineature e piccole note a margine, di lui, con la sua grafia, il suo
piglio.
Si è immersa nella lettura, nel viaggio
fantastico in un mondo fatto di città dal nome di donna, misteriose e surreali, di domande esistenziali, di uomini e di idee, di strutture e di utopie. Si è lasciata
incantare dai racconti di un Marco Polo erratico e visionario, dagli
interrogativi del Gran Kan e dalla sostanza onirica del suo impero sconfinato
e senza tempo.
Nel suo viaggio ha cercato di capire se quel
padre che non ha quasi conosciuto le potesse somigliare o forse lei somigliare
a lui, ma che differenza c’è, in fondo.
I pezzi sottolineati che erano piaciuti a lui
non sono gli stessi che ha segnato lei, ma sono altrettanto belli. Le città che
hanno colpito la effe, forse, non sarebbero piaciute a suo padre, ma avrebbero
potuto discuterne e trovare un punto d’incontro.
Non ha trovato sé stessa e non ha trovato
lui, ed è nell’incompiutezza il fascino maggiore di questo viaggio, perché in
realtà ha trovato molto di più, ha trovato fili intrecciati e fili da
intrecciare ancora, per continuare il viaggio.
E così è nata l'ispirazione per due foto da associare a due citazioni,
così è nata una nuova attrazione per Calvino e il desiderio di leggere altri suoi
libri e rileggere quelli letti in gioventù.
Per libera associazione, si è fatta
strada la necessità di intraprendere un nuovo viaggio che la porti verso Il castello dei destini incrociati e poi
chissà.
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I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi (Italo Calvino). |
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Se vuoi sapere quanto buio intorno, devi aguzzare lo sguardo sulle
fioche luci lontane (Italo Calvino). |