mercoledì 12 aprile 2017

Le letture de la effe #4: le otto montagne di Paolo Cognetti

Più la mia.
Sono nata in una città costruita su un'ampia pianura, in una regione in cui la cima più alta raggiunge appena i 1000 metri, e a 7 anni sono andata a vivere sul mare.
La montagna, quella vera, è sempre stata un mondo lontano, che non si incontra per caso, ma soltanto per volontà, andando a cercarlo.
Eppure, la mia montagna da scalare la porto sempre con me.
Ogni giornata è una nuova vetta o la stessa, affrontata da un versante diverso. 

Ho deciso di leggere Le otto montagne di Paolo Cognetti perché ho visto una sua intervista da Corrado Augias. Questo ragazzo, nato nel gennaio del '78, come me, timido, schivo, con gli occhi grandi, luminosi, e la barba folta e ramata, che racconta del suo libro e del rapporto con la montagna, mi ha colpito per il trasporto sincero, per il modo di parlare.
Mi sono tuffata nella lettura e ho subito sentito che quelle parole risuonavano dentro di me; Pietro, il protagonista, la storia della sua famiglia, il rapporto col padre, l'amicizia con Bruno, il ragazzo di montagna, e la ricerca del proprio posto nel mondo, mi hanno rapita. 
Avevo incontrato un libro che parlava al mio cuore.
E poi ho incontrato anche Paolo Cognetti, a una presentazione del libro in una caffetteria della mia città, e glielo ho detto, così, come se ci fossimo conosciuti da sempre. Perché il potere dei libri è questo qui e ti fa fare un sacco di cose imbarazzanti.
Pietro impara a conoscersi, a conoscere la vita e i suoi genitori, salendo in montagna, lungo i sentieri, attraverso i boschi, nei pascoli, fino alle vette di roccia e ghiaccio. Cerca il ritmo del suo passo, conosce la fatica, legge le tracce intorno a sé, impara a dare un nome a quello che incontra.
Ascensione dopo ascensione, un piede davanti all'altro per raggiungere la cima, misurandosi con se stesso, fa conoscenza con la vita, estate dopo estate, fino a cercare la montagna sempre più spesso, a viverla sempre più intensamente, come se potesse essere quella l'unica casa possibile.
La mia prima montagna l'ho conosciuta l'estate del 1984.
Mentre Pietro raggiungeva il paese di Grana per trascorrere le vacanze con la famiglia, una me bambina saliva per la prima volta in alta quota, con la mamma, lo zione e la zia, scoprendo un mondo nuovo, la neve d'estate, gli stambecchi, i prati fioriti, i boschi, la seggiovia e la vita spartana di un rifugio per scalatori.
Dal mare, col dolore nel cuore per la morte di mio padre, affrontavo un viaggio verso luoghi sconosciuti, vivevo un'esperienza che porto con me come un tesoro prezioso.
Quella montagna, con tutte le montagne che ho cercato e percorso negli anni, mi ha insegnato molte cose, quante Pietro ne ha imparate dalla sua.
Andando in montagna ha cercato le risposte agli indovinelli del padre e alle domande della vita, ha capito qualcosa in più di sua madre, ha misurato la forza dei legami e ha ricucito i pezzi della sua storia.
Come Pietro, la mia quota prediletta è quella delle praterie, dove lo sguardo può spaziare, rincorrere il vento e tornare più vivo e consapevole.
Come Pietro, anche io sento il bisogno di prendere le distanze dalle cose, per comprenderle, e poi di immergermici dentro in maniera totale, per respirarle e viverle, per scioglierle e lasciarle andare. 
Anche io cerco la mia montagna da risalire, il sentiero verso la conoscenza di me stessa, verso le domande che chiedono risposte.

l'estate cancella i ricordi proprio come scioglie la neve,
ma il ghiacciaio è la neve degli inverni lontani,
è un ricordo d'inverno che non vuole 
essere dimenticato 

4 commenti:

  1. Magnifica, io che sono nata al mare ti capisco ,perchè il mio compagno aveva tutte le sue tradizioni di famiglia montanare e ha incominciato ad insegnarmi con pazienza e amore questi valori che tu elenchi e che sono presenti nel libro.
    E' necessario provarle queste sensazioni per cercarle, per ricercarci, per viverle..
    Grazie Fenice mia
    Buona pasqua e un forte abbraccio

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    1. Grazie per le tue parole e i tuoi ricordi Nella.
      Ti stringo
      Francesca

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  2. La montagna... io da astigiana, nata in pianura, sono montanara dentro. Dellamontagna amo il silenzio, la forza, la potenza. TEmo la sua ira, le sue vendette.
    La montagna... la vita è montagna, fatta di salite continue, di tornanti e curve cieche, di strapiombi e rocce.
    Bellissimo post, Fenice!
    Bacio!

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    1. Grazie di cuore Patricia ❤
      Ciascuno di noi ha la propria montagna nel cuore.
      Ti abbraccio forte
      Francesca

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