giovedì 27 agosto 2015

Una storia nella storia #3: intrecci… invisibili

C’è un filo invisibile che ci unisce tutti, sottili trame che intrecciano le vite di chi si incontra, di chi non si è ancora incontrato, di chi non si incrocerà neppure.
Ci sono fili che corrono paralleli e altri che si incontrano, una volta o anche più volte nel corso del tempo.
Questa storia nasce così, da un intreccio casuale e un po’ magico nella vita de la effe, dall’incontro di alcuni fili che, percorsi a ritroso, la hanno condotta in un viaggio nel passato, dentro sé e ad altri fili intrecciati.
Sono storie, queste, che non hanno né principio né fine e, se li hanno, sono così lontani che non si possono vedere.
Segnare un inizio è una pura convenzione, definire un’origine è soltanto la possibilità di avere un appiglio nella dimensione spazio/tempo da cui potersi muovere in tutte le direzioni percorse dai fili. 
E così, per convenzione, questa storia ha inizio il 17 maggio 2015, quando i fili di @gioistantingrammi, @lazappi, @linventoredimostri e la effe si sono intrecciati intorno alla parola via, come partire, viaggiare, nel progetto #leparolediGioMaggio. Di questo progetto, di questa storia, la trama è raccontata nel post Fior di maggio… e sono altri fili che si diramano.
Un libro legato alla parola via, Le città invisibili di Italo Calvino, questo è il dono, il filo intessuto nella storia da @linventoredimostri Valeria Zangrandi. La effe lo ha segnato nel quadernino dei libri da leggere e archiviato.
E poi, in un caldo pomeriggio, mentre saccheggiava la libreria de La Ma, con l’intenzione di prendere in prestito qualche bel libro per l’estate, lo ha trovato, nel ripiano degli scrittori italiani contemporanei, insieme a quasi tutto Calvino. Le città invisibili, prima edizione del 1972, e una dedica di suo padre a sua madre… e lì si è intrecciato un nuovo, inaspettato filo, fatto di sottolineature e piccole note a margine, di lui, con la sua grafia, il suo piglio.
Si è immersa nella lettura, nel viaggio fantastico in un mondo fatto di città dal nome di donna, misteriose e surreali, di domande esistenziali, di uomini e di idee, di strutture e di utopie. Si è lasciata incantare dai racconti di un Marco Polo erratico e visionario, dagli interrogativi del Gran Kan e dalla sostanza onirica del suo impero sconfinato e senza tempo.
Nel suo viaggio ha cercato di capire se quel padre che non ha quasi conosciuto le potesse somigliare o forse lei somigliare a lui, ma che differenza c’è, in fondo.
I pezzi sottolineati che erano piaciuti a lui non sono gli stessi che ha segnato lei, ma sono altrettanto belli. Le città che hanno colpito la effe, forse, non sarebbero piaciute a suo padre, ma avrebbero potuto discuterne e trovare un punto d’incontro.
Non ha trovato sé stessa e non ha trovato lui, ed è nell’incompiutezza il fascino maggiore di questo viaggio, perché in realtà ha trovato molto di più, ha trovato fili intrecciati e fili da intrecciare ancora, per continuare il viaggio.
E così è nata l'ispirazione per due foto da associare a due citazioni, così è nata una nuova attrazione per Calvino e il desiderio di leggere altri suoi libri e rileggere quelli letti in gioventù. 
Per libera associazione, si è fatta strada la necessità di intraprendere un nuovo viaggio che la porti verso Il castello dei destini incrociati e poi chissà.
I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi (Italo Calvino).
Se vuoi sapere quanto buio intorno, devi aguzzare lo sguardo sulle fioche luci lontane (Italo Calvino).
Gli intrecci, però, non sono finiti, è questo il bello delle storie nelle storie.
Dopo aver pensato e cominciato a scrivere questo post, la effe ha iniziato a leggere Nel vento e nella polvere, libro scritto e regalatole da Valeria Zangrandi, e ha incontrato il personaggio del vecchio che cammina all’indietro per ricordare/dimenticare la sua vita, una vita passata a camminare “fermandosi qua e là per giorni o settimane (o erano anni?), intrecciando almeno un po’ la sua vita con le persone che incontrava, fino a quando i loro gesti e le loro voci non diventavano fibra stessa dei suoi muscoli”.
Il viaggio può riprendere e prendere senso…

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere che e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio (Italo Calvino).

6 commenti:

  1. Credo che in generale ci sia un destino segnato, tanti fili che si intrecciano e si sciolgono! Baci

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    1. Mi piace seguire questi fili e leggere la magia degli intrecci.
      Un abbraccio

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  2. Intanto questo è un bel viaggio, Nei ricordi, nei pensieri, nei sogni, nei desideri.
    C'è un profondo amore appena appena velato da una malinconia che però non ha il sopravvennto. Non intossica. In un certto senso smuove solo le acque per far andare a cercare questi fili e slegarli uno per uno. Un viaggio di scoperta.
    Bellissimo effe!!!!!

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  3. Grazie Patricia delle tue parole. Questa malinconia che non intossica per me è una conquista e ne sono felice. Il viaggio è lungo ma ora sono più pronta ad affrontarlo.
    Baci

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  4. Incontrarsi con il proprio padre attraverso le sottolineature di in un libro è un'esperienza straordinaria! Anch'io credo nelle trame fitte di vite legate fra loro e penso che non ci sia casualità nelle stesse. Bacioni e complimenti per questo bellissimo post.
    Ketty

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    1. Amo sempre più quelle trame, mi fanno sentire parte del tutto, di un disegno più grande fatto dalle mani di ciascuno.
      Grazie e un bacio grande ♥

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