venerdì 22 agosto 2014

Riportando tutto a casa


Siamo rientrati dall’avventura greca e siamo sbarcati nella casa del cuore, un trullo in pietra immerso in un uliveto, in cui riescono a trovare pace anche gli animi più inquieti. Un dolce ritorno al calore familiare, ai sapori e ai profumi della nostra terra, che è sempre bello ritrovare dopo un’esperienza in una dimensione differente.
Siamo stati accolti dall’affetto de La Ma e degli zii e dall’allegria del nostro Z., che prima ci ha snobbati, poi ricoperti di feste, bavose e scodinzolanti, e infine deliziati rubando a turno le scarpe dei nini e lasciandoci il segno con i suoi dentacci.
Pranzo divino, chiacchiere liete e nuovo trasloco di mercanzie per stabilirsi nella casa che ci accoglierà fino alla ripresa delle attività del nuovo anno (per me l’anno è sempre cominciato a settembre con la scuola e continua a essere così).
Qui si sta bene, c’è pace, spazio per tutti, si va al mare, si fanno piacevoli passeggiate nella Valle d’Itria… se non fosse per l’isolamento tecnologico cui sono destinata, dato che il mio cellulare non prende e non c’è connessione internet. Non ho fatto grossi sforzi prima di partire, per risolvere il problema, e così attendo trepidante il ritorno a un WiFi per poter “riaprire” il mio blog, creatura che mi manca. Intanto, scrivo, scrivo sul quadernino, ricopio in file e aspetto di poter pubblicare. Confesso che questo sapore un po’ antico, frutto dell’attesa, mi piace anche, amplifica la bella sensazione che provo quando, dopo aver scritto un post, averlo letto-riletto-controllato, premo il tasto pubblica.
Anche per telefonare, aspetto di essere in una zona col campo e faccio tutte le telefonate che mi sono venute in mente. Fa un po’ cabina telefonica e mi fa sorridere ripensando a quando facevo davvero la fila, d’estate, per chiamare il mio ragazzo, con un sacchetto di monete o con la scheda che a volte non funzionava.
Dopo un viaggio, in genere, mi piace tirare le somme e mi è venuto spontaneo pensare a ciò che ho portato indietro e a quello che invece ho lasciato.
Come previsto sono ritornata con tanta roba da lavare, stirare no, perché non ho il ferro. Che importa, ci metteremo i vestiti un po’ stropicciati anche per andare al lavoro… tanto non ci farà caso nessuno. Come suggerisce Margherita “un bucato al giorno toglie il caos di torno”. Ho cominciato bene ma l’emicrania e il tempo incerto hanno interrotto il circolo virtuoso. Riprenderò al più presto.
Ho negli occhi e nel cuore paesaggi meravigliosi, immagini di una natura selvaggia e potente, di cui sono riuscita a rapire qualche scatto mediocre, che mi ha regalato un senso di pace e serenità. Vorrei riuscire a portare con me queste sensazioni a lungo ma di solito non ci riesco. Il mio spirito inquieto e il caos quotidiano le sopraffanno in breve tempo.
Ho riportato a casa il ricordo dei bei momenti trascorsi con i nini, i loro sorrisi, l’allegria e la loro voglia di scoprire il mondo, e il desiderio di stare di più con loro, anche se spesso è faticoso, che è un’esperienza bellissima.
Ho portato anche il ricordo di qualche brutto momento, così magari la prossima volta cerco di fare meglio.
Come ogni viaggio, anche questo mi ha lasciato la voglia di mettere in pratica qualcuno dei buoni propositi che albergano dentro di me. La Grecia, con la sua lentezza salvifica, con il suo cafenio, tradotto senza offesa “cazzeggio al bar”, mi ha ricordato il desiderio profondo di cambiare il ritmo alla mia vita, di darle un nuovo battito, un nuovo respiro. Godersi il tempo che si sta vivendo è bellissimo, speriamo di non dimenticarmene troppo presto!
Ho portato con me sacchetti con sassolini, vetri levigati dal mare e conchigliette, ciascuno un ricordo, un pensiero, una lacrima, un po’ di nostalgia. Chissà se riuscirò a sistemarli in barattoli e scatolini come desidero o resteranno a lungo in attesa.
Sono ritornata con un costume da bagno nuovo, un bel colorito, un po’ di ciccia, dono delle piacevoli mangiate, con la ricrescita e i capelli che virano verso uno strano color carota, come nell’estate del ’98 di ritorno da un mitico viaggio di gioventù, con le unghie indebolite ma con quella sana rilassatezza da vacanza, che non ti importa dei dettagli dell’apparire (ancor meno che nel resto dell’anno) ma ti godi l’essenza dell’essere.
Cosa ho lasciato? Non molto. Sicuramente tutto ciò che mi piaceva e che non ho acquistato, un po’ per parsimonia un po’ perché non c’era mai tempo per scegliere, magari un po’ di stress, qualche brutto pensiero e un pezzetto del mio cuore in un’isola meravigliosa.

P.S. Il titolo del post riprende quello di un vecchio album dei Modena City Ramblers che è stato la colonna sonora del nostro viaggio.

6 commenti:

  1. Oh noooo!!! Ancora senza connessione! Ma allora dovrò attendere ancora per leggere i post del quaderno...
    Che bella la Valle d'Itria: ci ho trascorso gran parte dello scorso week-end con la famiglia Ninja!
    Ad occhio e croce ci divideranno una settantina di chilometri!

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    1. Siamo vicine, credo.
      Comunque, l'importante per me è riuscire a scrivere, a pubblicare si penserà poi. Oggi, prima di andare via, inserirò qualche altra foto...

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  2. Ciao La Effe : ) Buona Valle d'Ittria, quando mi leggerai.. Io rientrata dalla Spagna, mi appresto a partire per Assisi, per 2 settimane di yoga e meditazione. Bello leggere della tua esperienza greca, ti auguro di conservare le sensazioni tanto piacevoli più a lungo possibile, un abbraccio forte, Francy

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    1. Che esperienza bella sarà! Anche a me piacerebbe farne una simile. Forse un giorno...
      Anche io ti abbraccio

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  3. Che post rilassante! E' scritto così bene che mi hai hai trascinata con te in Grecia e poi nel tuo trullo. Un bacione. Ketty

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