domenica 8 marzo 2015

Una stanza tutta per sé


Quando, nel 1928, in occasione di due conferenze sul tema Le donne e il romanzo, Virginia Woolf scriveva con ironia e sagacia quello che poi sarebbe diventato il saggio Una stanza tutta per sé, la condizione femminile era ben diversa da quella attuale. La donna era relegata al ruolo di ancella, subalterna alla figura dell'uomo, che fosse padre o marito, non aveva accesso all'istruzione nello stesso modo in cui lo avevano i coetanei maschi e ben poche erano quelle che avevano potuto distinguersi nel mondo della cultura e nella società in generale.
La scrittrice, prima di proporre un viaggio immaginario, un vagabondaggio, alla ricerca delle donne nella storia della letteratura inglese e l'analisi delle condizioni in cui le loro opere nascevano, si pone un quesito fondamentale, che diventa la tesi da argomentare: Una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere romanzi.
Emerge il concetto che la donna ha la necessità di emanciarsi dalla sua condizione sociale ed economica, di conquistare la libertà, di sollevare lo sguardo dal suo essere figlia, madre, moglie, angelo del focolare per poter trasformare la scrittura da impulso autobiografico, in cui si riflette tutta la potenza dell'autoespressione, in una forma d'arte.
Ha bisogno di nutrire la sua anima con lo strano cibo della conoscenza, dell'avventura, dell'arte, ha bisogno di guardare oltre i muri della stanza dove per centinaia di anni è stata chiusa per dare voce all'incredibile forza creativa di cui ormai perfino le pareti sono pervase.
E anche se oggi le cose sono profondamente cambiate, io penso che Una stanza tutta per sé continui a essere il simbolo di una conquista, che molte donne hanno fatto e che tante devono ancora fare, per poter trasformare la scrittura, e le scelte professionali in genere, da sogno o semplice passatempo in realtà, fonte di soddisfazione e autonomia personale ed economica.
Dedico un pensiero, come fece Virginia Woolf, alla poetessa che non scrisse mai una riga, che era sorella di Shakespeare, alla scrittrice che vive in ciascuna donna e che può tornare a vivere se ognuna di voi ha cinquecento sterline e una stanza tutta per sé; se abbiamo l'abitudine della libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo;... se guardiamo in faccia il fatto, perché è un fatto, che non c'è alcun braccio a cui appoggiarci, ma che camminiamo da sole e che dobbiamo essere in relazione col mondo della realtà...
E perché no, un pensiero va alla effe che avrebbe bisogno di una stanza tutta per sé anche per scrivere due righe sensate in questo blog scalcagnato.

12 commenti:

  1. Ma tu ce l'hai una stanza tutta per te, è un po' aperta sul mondo della tua casa e della tua famiglia, ma questo può solo arricchire la tua scrittura. E poi come ancella non ti vedo proprio. Bacetti

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    1. Ancella no di certo, ma neanche scrittrice... Non ho velleità, ma non sono ancora tanto emancipata da non avere più niente da rivendicare... è quella la condizione per le donne di essere libere di scrivere ciò che pensano, immaginano, vogliono.

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  2. Lettura perfetta per questa giornata...una stanza tutta per sé...forse oggigiorno è più una condizione interiore da conquistare che altro...difficile come ieri!

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    1. È ancora attuale, anche se non sempre in senso letterale. Speriamo per le nostre figlie...

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  3. un libricino che ho anche io, giusto iusto in quell'edizione lì per altro...
    bellissimo!

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  4. Non l'ho letto, grazie per il suggerimento!

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    1. È stata una lettura interessante... mi ha fatto molto riflettere.

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  5. Bella la mia Fenice..quanta verità in queste parole..toglierei solo" blog scalcagnato" perchè sappiamo tutti che non è vero!
    Un bacio serale!

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    1. Grazie Nella!
      Ultimamente non mi sto dedicando molto al blog, un po' per il tempo e un po' perché non riesco a scrivere... una sorta di blocco. Passerà...
      un bacio a te

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  6. L'ho letto a 20 anni e mi ha donato uno slancio enorme nel mio percorso di vita. Grazie di averne parlato! Al momento la stanza tutta per me virtuale è il mio blog ma sogno di ritagliarmi anche un angolino in casa che sia mio.
    Felice giornata.
    Ketty

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    1. Se lo avessi letto a 20 anni... chissà come sarebbe andata! ;-)

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